Agosto 2022
Pannaggi Ivo – 1901/ 1981
Treno in corsa
1922
olio su tela
cm 100 x 120
collocazione:
Macerata (MC) – Museo Palazzo Ricci
proprietà:
Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata
Treno in corsa di Ivo Pannaggi
Ivo Pannaggi ha solo 21 anni quando termina il dipinto Treno in corsa. Si tratta di un’opera futurista, un esempio di arte meccanica, di avanguardia. Con la stessa definizione l’artista intitolò “Il Manifesto dell’Arte Meccanica Futurista” che firmò assieme a Vinicio Palladini, proprio in quell’anno, nel 1922, con la supervisione di Filippo Tommaso Marinetti:
«Oggi è la macchina che distingue la nostra epoca […] Senso meccanico netto deciso che è l’atmosfera della nostra sensibilità. […] Sentiamo meccanicamente e ci sentiamo costruiti in acciaio, anche noi macchine, noi meccanizzati dall’atmosfera. […] Ed è questa la nuova necessità, ed è il principio della nuova estetica».
Ed è la macchina ad irrompere e a sfrecciare nello spazio del dipinto con la svettante locomotiva. Il suo faro buca la superficie, amplifica la velocità del treno, mentre le linee, rette e circolari, i tratti e i piani si inclinano, si spezzano e si aprono al passaggio della macchina. Missili di forza, pura energia, mobilità e dinamismo anche cromatici. Tutto serve a scomporre lo spazio per dare via libera alla velocità, all’andamento irruento della macchina di acciaio fino quasi a sentirne il meccanico rumore; tutto serve a rompere l’immobilità delle cose: è il riscatto delle realtà sociali attraverso la modernità ela macchina.
L’attivismo globale (e quindi anche sociale) del Futurismo ha cercato costantemente il superamento dei valori puramente convenzionali dell’opera d’arte. Nel Treno in corsa si legge la rottura operata dai primi futuristi Balla e Boccioni. La carica avanguardistica e di rivoluzione che Pannaggi eredita parte proprio dall’importanza della macchina come simbolo del progresso e del riscatto. La nuova estetica meccanica ideata dall’artista punta infatti alla profonda dialettica sociale che essa sottende: da una parte lo sfruttamento capitalistico, dall’altra, in antitesi, l’alternativa rivoluzionaria della macchina che emancipa il proletario. Nella rivoluzione meccanica della macchina di acciaio, nella modernità della tecnologia, dunque, vi è anche la possibilità di liberazione e di riscatto dell’uomo dal peso delle ingiustizie della società e del mondo.