Gennaio 2023
Carli Tullio, 1939
Città futurista
olio su tela
cm 44 x 63
collocazione:
Palazzo Cassa di Risparmio, Trieste
proprietà:
Fondazione CR di Trieste
Città Futurista
Tullio Crali racconta di essersi avvicinato al futurismo all’età di quindici anni quando vendeva i testi scolastici per comperare i libri di Marinetti, di Boccioni e i Manifesti del Futurismo. Nel 1928 dopo essersi trasferito con la famiglia a Gorizia, frequentò il campo di aviazione e rimase affascinato dalla traversata dell’Atlantico di Charles Augustus Lindbergh. Fu allora che la passione per il volo entrò nella sua pittura e la determinò strutturalmente. Il giovane Crali scelse così di abbandonare definitivamente i retaggi surrealisti e si dedicò all’aeropittura, affascinato e consapevole del cambiamento avvenuto nella mostra di aeropittura a cura dei futuristi che si tenne nel febbraio 1931 a Roma. Ed è sulla scorta dei suoi studi sui temi futuristi e sui disegni dell’architetto visionario Antonio Sant’Elia che Crali elaborò un suo personale linguaggio architettonico futurista: la città come luogo privilegiato della velocità, del movimento, la forza prorompente della modernità; forme stilizzate di edifici simili all’edilizia industriale. “Noi dobbiamo inventare e rifabbricare la città futurista simile a un immenso cantiere tumultuante, agile, mobile, dinamico in ogni sua parte, e la casa futurista simile a una macchina gigantesca” (Manifesto di Sant’Elia 1914).
Nelle opere di Crali le città futuriste assumono contorni visionari e verticali e risultano collegate dalle comunicazioni aeree dei veicoli aerodinamici, dal dominio tecnologico dell’uomo su cielo, terra e mare, e l’edificio si fa città e infrastruttura, fabbrica e centrale energetica. La città di Crali si svolge davanti ai nostri occhi come se la stessimo osservando in una quinta teatrale: curve e rette si alternano agli archi che nei diversi piani e nelle differenti profondità ci portano ad alzare lo sguardo e a notare l’areostato che sorvola tra le cime dei palazzi sullo sfondo di cieli e di luci. L’opera condensa tutta la teoria futurista di città, dai treni sbuffanti ad aerei che sorvegliano le metropoli, alle incurvature anti-vento (ideate in alcuni disegni dallo stesso Crali) e ai grattacieli avveniristici. È la città ultramoderna, visionaria e titanica, con i rimandi all’architettura di Sant’Elia e con uno sguardo ai paesaggi cubisti di Delaunay.
L’opera di Crali è priva di presenza umana, pullula di rumori, di edifici svettanti e di macchine roboanti, ma non ci sono le persone. Ma se le città sono tali perché rappresentano l’identità di chi li abita, ci piace credere che la città futurista di Crali, in assenza di umanità, sia in verità il progetto per una città ideale, senza incoerenze sociali, né divisioni strutturali: una città finalmente inclusiva e vivibile da tutti, una città in attesa di essere popolata da una sana comunità.