EXTRA Segni antichi / Visioni contemporanee è un’iniziativa promossa da Fondazione Perugia per far dialogare l’antico e il contemporaneo in una mostra mettendo in rapporto immagine e segno, icona e parole.
A cura di Marco Tonelli, l’idea di questa mostra nasce nel 2024 quando Fondazione Perugia acquisisce una selezione dalla Collezione Albertini consistente in circa 1700 copertine in pergamena datate tra il XIII e il XV secolo. Si tratta di pregiati rivestimenti documentali, finemente decorati e dipinti su copertine di pergamena che avvolgevano antichi registri comunali, notarili e amministrativi, appartenuti a podestà, capitani del popolo, giudici e sindaci del Comune di Perugia: all’interno di esse compaiono elenchi, testi, annotazioni di carattere giudiziario come testimonianze di accuse, resoconti di danneggiamenti a colture e bestiame, registri di approvvigionamenti e distribuzione di derrate alimentari.
L’idea alla base è di accostare una selezione di circa 100 tra le pergamene con più di 40 opere di 18 artisti italiani e internazionali contemporanei, secondo criteri a volte molto stringenti, altri solo evocativi, altri ancora iconografici o tipologici se non tematici e materici o che mettono in relazione parola e immagine, intendendo l’immagine come parola, rebus visivo o figura parlante.
Grazie a un percorso espositivo sorprendente e innovativo, gli stemmi con leoni, grifoni, cigni e altre figure araldiche si confrontano con l’immaginario di Bertozzi & Casoni, Wim Delvoye, Gabriele Arruzzo e Luigi Serafini; i motivi geometrici delle pergamene trovano corrispondenze nelle opere di Cannavacciuolo, Tremlett e Beverly Pepper; segni, trame e linee risuonano nei lavori di Bianchi, Dessì, Boetti e Griffa; simboli enigmatici e arcaici si riflettono nelle visioni di La Pietra, Ontani, Paladino e Tilson; le pergamene segnate dal tempo, tra strappi, cuciture, cancellature trovano una risonanza intensa nelle opere di Isgrò, Novelli e Maria Lai, in un intreccio di scritture, memoria e materia che restituisce al presente la voce viva del passato.
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