La Fondazione Pescarabruzzo inaugura il MicHub – Cantiere della Creatività e della Conoscenza, il nuovo polo culturale e innovativo a Pescara che si pone come punto di riferimento per le arti, la ricerca, la formazione e la loro capacità di anticipare il futuro, facendo dunque dialogare arte, tecnologia e scienza, favorendone la contaminazione. MicHub è infatti un acronimo che rinvia al rinascimentale Michelangelo in connubio con tutto ciò che è rete, perno, piattaforma e supporto alla declinazione del futuro.
All’interno dell’Hub è presente la sezione espositiva Imago Museum / Arte Povera e oltre. Realizzata in collaborazione con la Fondazione No Man’s Land, la mostra rappresenta un’importante ricostruzione storica delle installazioni realizzate da artisti di fama internazionale come Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Mario Merz e Vettor Pisani, esposte a Pescara tra il 1975 e il 1978 presso l’allora “Bagno Borbonico”, in via delle Caserme. È stato ricostruito anche il contesto interpretativo di una cella carceraria immaginaria per ricordare che Ettore Spalletti creò, nel 1976, l’installazione site specific per il Bagno Borbonico “e porgere, chissà da quale tempo, quanto rimane vivo”.
Dopo quasi 50 anni, si ripropone un passaggio fondamentale nella storia artistica di Pescara, nonché in quella nazionale e internazionale. Le originarie installazioni ricostruite riportano in vita le intense sperimentazioni che all’epoca fecero del capoluogo adriatico un crocevia della ricerca artistica contemporanea.
La mostra offre anche una riflessione critica sugli spazi e sulla memoria, come nell’opera di Jannis Kounellis, che evoca il dramma della modernità, o nell’installazione di Ettore Spalletti, che con delicatezza poetica rievoca la condizione carceraria del luogo di ambientazione. Mario Merz esplora il concetto di crescita esponenziale con la sua progressione numerica di Fibonacci, mentre Vettor Pisani, con il lavoro “Il coniglio non ama Joseph Beuys”, intreccia ironia e memoria.
Negli ambienti attigui, sarà possibile ammirare le proposte di artisti internazionali come Jimmie Durham, Alberto Garutti, Fabrice Hyber, Gülsün Karamustafa, Felice Levini, H.H. Lim, Donatella Spaziani e Leonid Tishkov. Si realizza, in tal modo, insieme al dialogo tra passato e presente, anche quello tra locale e globale e tra esperienza umana e natura.
Mentre nel giardino d’ingresso è possibile ammirare l’opera di Franco Summa, En Arché del 1979, che invita il pubblico a fermarsi di fronte a quindici “ritrovamenti” che evocano un’“archeologia della memoria”, attraverso forme archetipe e simboli che richiamano l’eternità dell’architettura e la storia umana.
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