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ottobre 2022

Giacomelli Mario – 1925/ 2000
La buona terra
1974 – 1976
stampa ai sali d´argento in b/n
cm 29 x 39

collocazione:
Torino (TO) – Castello di Rivoli Museo d´Arte Contemporanea – Galleria Civica d´Arte Moderna e Contemporanea di Torino
proprietà:
Fondazione Cassa di Risparmio di Torino

La buona terra – Mario Giacomelli

Ha interrotto il suo lavoro e con il rastrello poggiato sulla spalla indica verso l’osservatore e ne cattura l’attenzione. La sua immagine sfocata contrasta con la resa esatta del terreno: il bambino è al centro della scena e con l’arnese completa una croce fungendo così da cesura tra lo spazio esterno e il resto della composizione. Sopra la sua testa lo sguardo corre all’infilata prospettica dei contadini intenti a lavorare. Una bimba guarda curiosa e sembra chiedersi il perché di quello scatto.

«Sento l’uomo più nella natura che nel suo ambiente usuale di vita -spiega in un’intervista Mario Giacomelli-; questa natura non è solo composizione o materia ma invece è la vita dell’uomo con tutti i suoi martìri, con le stesse rughe, con gli stessi calli che ha l’uomo che la lavora, che spera in questa terra». “La buona terra” è un lavoro che l’artista dedica ai contadini e alla loro vita destinata alla natura. Un mondo che a noi sembra lontano e idilliaco, e che Giacomelli riproduce nelle sue foto fissando lo scoramento che prova nel vedere l’allontanamento dell’uomo dalla sua naturale condizione di vita legata alla terra.

Riusciranno i contadini a resistere alla diaspora dell’emigrazione, al dolore umano per una condizione senza scampo e senza risoluzione? Riusciranno a sopravvivere al problema della fame? E, andando via dalla loro terra, approdando nella città con l’inevitabile doppia umiliazione, sia economica che esistenziale, siamo sicuri che riusciranno a migliorare la propria condizione di vita? Giacomelli esalta chi per ora continua a lavorarla la terra, chi ha deciso di rimanere ancorato alle proprie radici: l’immagine è idilliaca, spirituale, in una luce mistica e metafisica assieme, i personaggi sono sospesi in un’immobilità perenne, rispettano la loro origine e ci restituiscono un senso immenso di umanità.