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De Chirico torna in mostra a Pistoia dopo 40 anni, nell’ambito del progetto In visita a Palazzo de’ Rossi, con il sostegno di Fondazione Caript e la collaborazione di Intesa Sanpaolo.

L’opera, Manichini in riva al mare, del 1926, resterà visibile fino al 22 ottobre, nel percorso espositivo viene messa a confronto con la testa ritratto di Faustina Maggiore, importante opera d’arte romana del II secolo d.C., già custodita all’Antico Palazzo dei Vescovi e ora nuovamente esposta al pubblico. Entrambe le opere in dialogo provengono dalle collezioni di Intesa Sanpaolo.

In questo modo prende il via il secondo appuntamento di In visita a cura di Monica Preti, Annamaria Iacuzzi e Cristina Taddei, che prevede l’esposizione temporanea di una o più opere d’arte di ambito nazionale e internazionale all’interno del percorso permanente Collezioni del Novecento. L’intento è di creare momenti di approfondimento, dialogo, confronto su autori, temi e correnti culturali del secolo scorso e di quello attuale.

All’apice del successo, conteso tra due dei più grandi galleristi parigini, Giorgio de Chirico realizza durante il suo secondo soggiorno nella capitale francese Manichini in riva al mare, opera esemplare della capacità dell’artista di reinventarsi introducendo novità tecniche e di metodo. Soffermandosi sul contesto della creazione dell’opera e il rapporto col mercante Paul Guillaume che la acquistò, si delinea un quadro utile a comprendere il gusto classicheggiante diffuso a Parigi alla fine degli anni Venti e il ruolo di De Chirico in questo contesto.

Ed è proprio qui che nasce il legame con la testa di Faustina Maggiore, acquistata dalla Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia nel 1983 da Gottfried e Brigitte Fischer, confluita successivamente nelle collezioni di Intesa Sanpaolo e già custodita nell’Antico Palazzo dei Vescovi.

Il secondo episodio di In visita accosta le due opere in uno spazio evocativo che si ispira agli scenari metafisici dechirichiani: un modo per immaginare il flusso delle vite scorse intorno a esse – rinnovandone i significati e “passandole di mano” – e per accettare, insieme all’eredità materiale di questi oggetti, il compito non solo di conservare la memoria degli artisti e degli studiosi ma anche di comprendere i tempi storici entro i quali si mossero e che contribuirono a trasformare.

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