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«Quando ero bambino, le botteghe degli alabastrai, erano considerate luoghi misteriosi, dove tutti sconsigliavano di entrare: degli alabastrai si diceva fossero dei burberi, la lavorazione artigianale pericolosa per l’uso di macchinari e seghe non adatti ai bambini e il tutto avvolto in un grande polverone».

Nico Lopez Bruchi, artista urbano e sociale, racconta la fascinazione per questi luoghi proibiti che hanno sempre caratterizzato la sua terra natale, la città di Volterra, dove si lavorava questo particolare tipo di pietra. Proprio con il ricordo e la riscoperta di questa fascinazione, ha ideato e curato la mostra “I tesori dell’alabastro”, insieme a Nicolas Ballario, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra.

La mostra rientra nel progetto della Fondazione dal nome “Anima di Volterra”, un percorso di valorizzazione gestito da Opera Laboratori Fiorentini nel cuore della città, Piazza San Giovanni, dove si affacciano i tre luoghi simbolo della spiritualità volterrana: la Cattedrale, il Battistero e l’Antico Ospedale Santa Maria Maddalena.

Il percorso si presenta come un’avventura nel mondo dell’alabastro, attraverso gli occhi di un bambino che vede per la prima volta una bottega, piena di polvere, con le carte attaccate ai muri, vecchie fotografie, come in un set di Spielberg. Ai visitatori viene consegnata una mappa, come nel film “Goonies” di Spielberg, per scoprire i tesori dell’alabastro, che danno il titolo alla mostra.

Molte sono le analogie tra il mondo dell’alabastro e i Goonies. “Goonies”, infatti, nello slang americano, significa anche “scarti” e gli scarti hanno molto a che vedere con gli alabastrai, spiega Lopez Bruchi, «perché spesso gli scarti della lavorazione venivano messi a disposizioni dei cittadini fuori dalle botteghe. Pezzetti che ti permettevano di scrivere sui muri, di disegnare il gioco della campana, le porte per giocare a pallone. Non poteva essere considerato un atto vandalico, perché con la prima pioggia l’alabastro si cancella. Quelle hanno rappresentato per me le prime occasioni di disegnare sui muri».

Non solo, anche la figura del pirata si avvicina a quella dell’alabastraio: storicamente gli alabastrai sono sovversivi, antifascisti e custodi di tesori e, nella città di Volterra, hanno lottato per la loro sopravvivenza quando le botteghe sono state estromesse dal centro della città, per renderla più adatta al flusso turistico. Una storia che ricorda molto la trama dei “Goonies”, dove i ragazzi vanno alla ricerca del tesoro del pirata per evitare lo sfratto a causa dell’acquisto delle loro case da parte di due imprenditori.

Una mostra, dunque, avvincente come il film che è riuscita a coinvolgere molto il pubblico e, per questo, è stata prorogata fino al 2024. Come spiega il presidente delle Fondazione Cr di Volterra, Roberto Pepi, «I Tesori dell’alabastro non è una celebrazione ma un evento emozionale, che racconta il passato, scopre il presente e prospetta il futuro di questa pietra e della sua lavorazione. Abbiamo riscontrato un forte interesse del pubblico, per questo resterà attiva fino al prossimo anno, prendendo ulteriore vigore con accorgimenti, miglioramenti e nuovi “tesori” da scoprire».

Un’iniziativa che ha fatto luce su centinaia di anni di storia e bellezza del territorio, fatta anche del lavoro degli alabastrai ai quali forse, questa mostra, ha restituito l’attenzione e il valore che meritano.

Per saperne di più cliccare qui 

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